Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno e all’Industria, frena sullo stop alla vendita di automobili e furgoni con motori termici dal 2035. Le sue parole arrivano pochi giorni dopo l’accordo definitivo tra Europarlamento e Consiglio Ue sul bando alle vetture tradizionali. Il politico francese è spaventato da quella che chiama “la più grande trasformazione industriale che l’Europa abbia mai affrontato”. E i numeri del settore non fanno altro che legittimare le preoccupazioni: “l’automotive garantisce 12,7 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti in Europa – sottolinea Breton – pari al 6,6% dell’occupazione totale dell’Ue”. L’obiettivo è la conferma di queste cifre.
Il 2026, nuova data fondamentale
“Le mie preoccupazioni sono sempre state rivolte ai consumatori e ai lavoratori”, aggiunge il commissario, che prevede la possibile “distruzione di circa 600.000 posti di lavoro a livello europeo”. Per evitare questo scenario Breton propone la clausola di intervento al 2026, anno in cui sarà possibile valutare i reali effetti delle politiche comunitarie. In quella data, se fosse necessario, si potrebbe prendere in considerazione un rallentamento dell’elettrificazione totale, dando spazio a biocarburanti ed e-fuel, a patto che si dimostrino sul serio a zero emissioni.
Un nuovo organo di controllo
Il politico francese vuole istituire un gruppo formato da tutte le componenti del settore automobilistico: industria, produttori di elettricità, sindacati e consumatori. L’organo si incontrerà ogni tre mesi per monitorare e valutare gli eventuali progressi verso l’elettrificazione. “Bisogna tenere sotto controllo l’evolversi della situazione – spiega Breton – per poter avere il tempo, in caso di necessità, di intervenire e prendere in considerazione opzioni tecnologiche diverse”. Il gruppo dovrà tracciare le strategie per garantire una maggiore produzione di energia rinnovabile, portare avanti l’installazione delle colonnine di ricarica, procurarsi le materie prime per le batterie, riqualificare i lavoratori del settore e ridurre i costi di acquisto iniziali delle vetture, “al momento ancora proibitivi per la maggior parte dei cittadini europei”, fa notare Breton. Il commissario ha anche in mente di dedicare un fondo specifico alla conversione del settore automotive, al fine di ottenere una transizione corretta, soprattutto in aree come quella “intorno a Torino o altre in Germania che accuseranno un forte impatto”.
Deve crescere il made in Ue
Breton punta il dito contro gli Stati Uniti, accusati di protezionismo dell’industria dell’auto elettrica con l’Inflation Reduction Act, l’insieme di riforme ambientali e sanitarie che prevede incentivi legati al “made in Usa” per chi acquista vetture a batteria. La misura ha già avuto effetto. “Varie aziende hanno iniziato a dirottare Oltreoceano parti significative della catena del valore europea”, rivela il commissario, che ha intenzione di controbattere con una normativa sulle materie prime critiche, che sarà presentata nel primo trimestre del 2023. L’Europa deve cambiare strategia per non rimanere schiacciata tra Usa e Cina.
Verso l’Euro 7
La Commissione tira dritto sullo standard Euro 7, anche se dal 2035 è già stato deciso lo stop ai motori endotermici. È lo stesso Breton a spiegare i motivi di questa decisione. “Nel 2050 ci sarà ancora almeno il 20% di vetture con motore a combustione sulle strade – conclude – c’è il rischio che il target del 2035 debba slittare e, inoltre, molti veicoli tradizionali saranno usati nel resto del mondo ancora per molto tempo”.