La Subaru Impreza è l’auto più rappresentativa del costruttore delle Pleiadi. Nasce nel 1992 a seguito di una doppia necessità del marchio giapponese: sostituire sul mercato la Leone, prodotta dal 1971 e ormai obsoleta, e la Legacy, impegnata nelle corse. Il risultato è la Impreza che, nel giro di poco tempo, sveste i panni della semplice berlina media, come da piani del costruttore, per trasformarsi in un mito assoluto dei rally, una vettura che ancora oggi può contare su una nutrita schiera di fedelissimi innamorati.
Di colore blu, con cerchi in oro e il numero 555 in giallo su cofano e portiere: questa è la Impreza che ha lasciato un segno indelebile nei cuori di tantissimi appassionati, cresciuti nel mito di Carlos Sainz e Colin McRae, un bolide capace di dominare i rally e conquistare tre Mondiali Piloti (1995, 2001 e 2003) e altrettanti Mondiali Costruttori (1995-96-97) e di far conoscere il marchio giapponese in tutto il mondo, aprendogli di fatto le porte di nuovi mercati.
Oggi la Impreza è giunta alla quinta generazione e continua a mantenere il proprio appeal, specialmente nel mercato americano, che copre più del 65% delle vendite mondiali. Ripercorriamo le tappe fondamentali della storia della berlina media giapponese.
Il mito inizia 31 anni fa
Il lancio della Subaru Impreza è datato 1992: la vettura è pensata fin dall’inizio mettendo le competizioni al centro dell’intero progetto. Lo schema meccanico è lo stesso che ha dato celebrità al brand: oltre al motore boxer montato longitudinalmente, trovano conferma le sospensioni McPherson davanti e dietro e la trazione integrale permanente: una soluzione che permette di abbassare il baricentro (aspetto fondamentale se si punta a ottenere risultati sia in pista che nelle prove speciali) e al tempo stesso di ripartire le masse in modo uguale fra lato destro e sinistro, donando all’auto agilità ed equilibrio. Caratteristiche che fanno la felicità degli automobilisti che sfrecciano sulle strade e dei piloti che trionfano nei rally. La Impreza, trainata dalle vittorie sportive, spopola in vari mercati: in Giappone, Europa e Usa, regalando a Subaru il momento di maggior splendore e guadagni.
La prima Impreza è disponibile in tre versioni: berlina a 3 volumi e 4 porte, station wagon (chiamata Sport Wagon) e coupé, non importata in Italia. Al debutto la gamma motori è formata dal solo 1.800 da 101 CV, a cui si aggiungono a breve un 1.600 e un 2.000 aspirati più il 2,0l turbo da 211 CV che equipaggia la versione WRX, nata nel 1994 per sostituire la Legacy nelle competizioni motoristiche. Il primo restyling esterno arriva 1997 e quello sugli interni nel 1998; mentre dall’anno successivo la potenza della WRX sale da 211 a 218 CV. La WRX, rispetto alle altre versioni, ha tre differenziali (il centrale e il posteriore a slittamento limitato) e il cambio manuale a 5 marce. Il motore, dotato di turbina con intercooler aria-aria e testata bialbero in testa a 4 valvole, ha un sound caratteristico, che accresce ancora di più il mito della Impreza.
Un modello speciale per i 40 anni del marchio
Nel 1998 ricorrono i 40 anni dalla fondazione della Subaru, che per rendere omaggio alla conquista del titolo costruttori WRC, crea l’Impreza WRX STi 22B su base coupé: il motore, fatto a mano, ha la cilindrata aumentata da 2 a 2,2 litri, con 276 CV di potenza. La nuova versione monta ammortizzatori Bilstein e molle Eibach, il top sul mercato; è disponibile solo con carrozzeria a 2 porte ed esteticamente è riconoscibile per i passaruota ancora più larghi. L’edizione speciale è prevista in soli 400 esemplari, che vengono venduti in 30 minuti; la casa decide di sfornare altre 24 unità per i mercati fuori dal Giappone e anche queste trovano un acquirente nel giro di pochi istanti.
Le generazioni successive
L’Impreza fa breccia fin da subito nei cuori di tantissimi appassionati e per questo, la seconda generazione arriva solo nel 2001, nove anni dopo l’esordio. È più spaziosa, mentre i fedelissimi non gradiscono l’aumento del peso, causato dalla carrozzeria cresciuta di 6 centimetri. La forma rotonda dei fari anteriori caratterizza la nuova berlina, che al debutto è offerta in due motorizzazioni: il 1.600 da 95 CV e il 2.0 da 218 CV per la WRX. La STi arriva nel 2002, con propulsore 2 litri boxer da 265 CV, che salgono a 280 nel 2005, con la cilindrata aumentata a 2,5 litri.
Nel 2007, a soli sei anni dalla seconda generazione, arriva la terza, che presenta la prima grande rivoluzione: all’inizio, la nuova Subaru Impreza è disponibile solo nella versione a due volumi, probabilmente con l’intenzione di fare concorrenza, specialmente in Europa, alla Golf e alle altre vetture di segmento C. I risultati non premiano il marchio giapponese più per il design anonimo che per la bontà della nuova vettura, caratterizzata dall’unicità della trasmissione 4X4 “simmetrica” e dai consueti motori boxer, anche turbodiesel. La WRX STi, invece, è spinta da un 2.5 da 300 CV ed è disponibile con carrozzeria a quattro o a cinque porte, a tre o due volumi.
Al salone dell’automobile di New York del 2011 debutta, in versione berlina a 4 e a 5 porte hatchback, la quarta generazione. Questa Impreza viene proposta con motori sia benzina che diesel con cilindrate comprese tra i 1,6 e i 2,0 litri: all’inizio è destinata al mercato giapponese e a quello statunitense e, successivamente, viene esportata anche in vari mercati europei, tranne in quello italiano ad eccezione della WRX e della STi. Dal 2014 arriva un’altra novità: le versioni WRX perdono il nome Impreza e diventano un modello a sé stante nel listino del brand giapponese. Nel 2016 è il momento della quinta generazione, la prima costruita sulla nuova piattaforma globale Subaru, alla base di tutti i futuri modelli della casa.