Alla fine l’Unione Europea ha deciso: sulle auto cinesi saranno applicati i tanto discussi dazi. La conferma arriva dalla Commissione europea, che ha affermato che le auto elettriche prodotte nel Paese del Dragone, per essere vendute sui mercati comunitari, dovranno pagare un sovraprezzo “compensativo e provvisorio” che aumenta le attuali tariffe doganali, pari al 10%.
La misura è stata presa a seguito dell’indagine condotta da Bruxelles che ha confermato che le auto elettriche cinesi beneficiano di sovvenzioni e contributi statali che le pongono in una posizione eccessivamente favorevole rispetto alle vetture prodotte altrove. Insomma, siamo di fronte al tipico caso di concorrenza sleale che comporta una minaccia economica per i costruttori europei.
Rispetto a quanto affermato nei mesi scorsi, però, non mancano novità. L’UE, infatti, ha apportato una serie di modifiche rispetto alle aliquote preventivate. Aliquote che cambiano da Casa cinese a Casa cinese e che sono state calcolate in base agli eccessivi aiuti di stato che ogni brand riceve.
I dazi applicati fino a novembre
BYD, per esempio, passerà dall’attuale 10% al 17,4%. Geely, invece, vive una situazione leggermente migliorativa, che la vede scendere dal 20% al 19,9%. SAIC, pure, va incontro a dazi più favorevoli, per quanto in questo caso la tariffa doganale applicata sia davvero considerevole: 37,6% rispetto al precedente 38,1%. In generale, tutti i costruttori di auto elettriche cinesi, per vendere i loro modelli in Europa, andranno incontro a dazi compresi tra il 21% e il 38%.
Gli attuali dazi sulle auto elettriche cinesi sono entrati in vigore il 5 luglio e resteranno in vigore per un massimo di 4 mesi. Il Consiglio europeo, infatti, si riserva di prendere una decisione definitiva sulla faccenda entro novembre del 2024. Se il Consiglio ratificherà il provvedimento (serve la maggioranza qualificata del 55% degli stati membri con un minimo di 15 su 27) questo resterà in vigore per 5 anni.