La Classe A ha da poco spento le 25 candeline: un compleanno storico per una delle Mercedes più vendute e più rivoluzionarie. L’attuale generazione, la quarta, (al pari della precedente) ha mantenuto lo stesso nome, ma è una classicissima compatta a due volumi, o “hatchback”, dal design sportivo che fa concorrenza all’Audi A3 e alla BMW Serie 1.
Il mito e l’unicità della Mercedes Classe A nascono nel 1997, a seguito della precisa volontà del marchio tedesco di ampliare la propria gamma verso il basso e conquistare segmenti di mercato inediti. Teoria e pratica, per una volta, coincidono alla perfezione e il risultato è un modello dal successo clamoroso, che segna una svolta epocale per la casa di Stoccarda. La prima Classe A è un’auto unica nel proprio genere: piccola e a trazione anteriore, è lunga solo 3,61 metri (come una vettura di segmento A), ma spaziosa come una Volkswagen Golf, che appartiene al segmento C, e ha un design da monovolume, novità inaspettata per un marchio premium come quello tedesco. La piccola è avanti rispetto ai tempi anche per quanto riguarda la meccanica: già 26 anni fa in Mercedes pianificano una versione elettrica e disegnano anche il pianale.
Tutto ruota attorno al pianale a sandwich
Il segreto della piccola tedesca sta nella struttura: il pianale a sandwich, con il motore inclinato in avanti, riduce al minino l’ingombro del propulsore davanti all’abitacolo, perché la meccanica occupa lo spazio sotto i piedi del guidatore e del passeggero del sedile anteriore. Questa soluzione si traduce in spazio a volontà, carrozzeria compatta e sicurezza al massimo. La struttura a sandwich è alla base delle “magie” della Classe A: il bagagliaio da 390 litri di capacità minima (10 in più rispetto a quello della Golf) che salgono a 1.340 abbattendo i sedili posteriori e lo spazio per i passeggeri, sia in altezza che per le gambe.
Non solo, il pianale a sandwich è fondamentale anche per la sicurezza, che nella piccola Mercedes non deve essere da meno rispetto ai modelli più lussuosi e costosi. In caso di impatto frontale, il motore e la trasmissione si sganciano e scivolano sotto il pavimento dell’auto, lasciando inalterata la cellula di sopravvivenza, mentre l’energia dell’impatto viene dissipata dalle strutture a deformazione programmata. Una grande soluzione, considerato che nasce nel 1997. Al debutto, la Classe A è disponibile in due motorizzazioni monoalbero a benzina, da 1.4 e 1.6 litri e da 82 e 102 CV; mentre le versioni diesel arrivano in seguito, al pari di altre a benzina più spinte.
Il test dell’alce rischia di vanificare gli enormi sforzi
Mercedes decide di fare le cose in grande e la Classe A viene preceduta da una campagna pubblicitaria su scala mondiale avviata con oltre due anni di anticipo sull’effettiva uscita in produzione, ma le insidie sono dietro l’angolo: la piccola tedesca si ribalta durante il tradizionale “test dell’alce”, eseguito da un giornale svedese. Nei boschi scandinavi, c’è rischio di trovarsi il grosso animale in mezzo alla strada: in questo caso, per evitarlo, il guidatore deve operare un doppio, repentino cambio di direzione. Per questo motivo gli scandinavi sottopongono le auto di nuova commercializzazione a una simulazione della manovra, il cosiddetto “test dell’alce”. La Classe A, complice anche il baricentro alto, si ribalta a causa degli eccessivi trasferimenti di carico durante la prova.
Mercedes decide di richiamare tutte le vetture vendute (2.600) e interrompe la produzione, in attesa della soluzione del problema. E anche in questo caso la piccola monovolume si dimostra avanti coi tempi: viene modificato l’assetto e adottata una nuova misura di pneumatici, in modo che l’auto non si ribalti più. Non solo, i tecnici Mercedes capiscono che sfruttando l’evoluzione dell’elettronica possono trasformare quella che tanti chiamano “l’auto che si ribalta” nella “vettura che non sbanda”: montano l’ESP di serie su tutta la gamma, un dispositivo diventato obbligatorio per legge solo nel 2012.
Il restyling del 2001 e la versione Lunga
Il primo restyling della Classe A arriva nel 2001 e, oltre ai ritocchi a livello estetico, porta alcuni cambiamenti soprattutto ai motori diesel. La novità principale è l’introduzione della versione Lunga, caratterizzata dall’allungamento del passo di 17 cm, a vantaggio dell’abitabilità interna, specie quella dei passeggeri posteriori, e della capacità di carico, che passa a 1.930 litri con divano posteriore abbattuto e sedile anteriore eliminato. La gamma si arricchisce anche con una versione speciale dedicata al team di F1 McLaren a cui Mercedes fornisce i motori, per celebrare la vittoria del Campionato del Mondo Piloti con Mika Hakkinen nel 1998 e 1999.
Nel 2004 arriva la seconda generazione
La seconda generazione è più lunga di 10 cm (3,88 metri) rispetto alla prima a passo lungo e più larga; mentre sparisce la versione allungata. Si perdono per strada anche alcuni tratti distintivi della prima generazione: il design ha meno personalità ed è più geometrico. La nuova Classe A è disponibile anche con la carrozzeria a tre porte, chiamata coupé, e presenta motori che spaziano dal 1.5 da 95 CV al 2.0 da 193, passando per il 1.7 da 116 CV e il 2.0 da 136 CV. Fra i propulsori diesel, c’è il 2.0 declinato in tre livelli di potenza: 82, 109 e 140 CV.
Dalla terza generazione in poi resta solo il nome
Le prime due generazioni della Classe A riscuotono un successo clamoroso specialmente in Italia, grazie al mix fra design particolare e praticità che la rende perfetta per la famiglia e la città; mentre all’estero non registrano gli stessi numeri. Per questo, nel 2012 Mercedes trasforma la Classe A in una classica berlina a due volumi dall’aspetto sportivo, che si colloca nella fascia del segmento C premium, in grado di fare concorrenza a BMW Serie 1 e Audi A3.
Per quanto riguarda la struttura, viene abbandonato il vecchio pianale a sandwich, sofisticato ma anche costoso da produrre, per far posto a un pianale più classico, legato alla Classe B e alla CLA lanciata successivamente nel 2013. Nel 2018 è l’ora dell’attuale quarta generazione che, a partire dall’anno successivo, vede anche l’arrivo dell’inedita berlina, la variante “con la coda”. Le vendite della nuova Classe A, che segna una rottura netta con il passato, premiano ancora una volta la scelta della casa di Stoccarda.