Per rendere sempre più agevole una manovra talvolta difficile o rischiosa nei sempre più stretti parcheggi delle nostre città, tra i vari optional che si sono fatti largo negli ultimi anni troviamo i sensori di parcheggio. Inoltre, la sempre maggiore diffusione dei Suv, di cui è complicato calcolare gli ingombri in fase di posteggio, ha reso via via più necessario evitare di colpire accidentalmente ostacoli o altre automobili parcheggiate danneggiando o graffiando anche la propria. I sensori di parcheggio sono stati creati proprio per preservare la carrozzeria in sinergia con altri dispositivi come le telecamere a 360° o la frenata automatica d’emergenza, in grado di funzionare anche in retromarcia.
Quando parliamo di sensori di parcheggio, in senso stretto, indichiamo i dispositivi apposti sui paraurti anteriore e posteriore in grado di emettere onde ultrasoniche quando intercettano l’ostacolo più vicino e inviare efficacemente le informazioni ad una scheda elettronica. La loro posizione cerca di nonintaccare il design della vettura, mentre il segnale acustico che producono si fa più intenso man mano che ci si avvicina all’ostacolo. I sensori di parcheggio si sono evoluti nel tempo fino a diventare uno dei più avanzati sistemi di assistenza alla guida, soprattutto lavorando congiuntamente a telecamere e Adas differenti.
I sensori funzionano tramite onde ultrasoniche che inviano alla centralina. Questa, definita controller, elabora le informazioni ed è collegata ad un altoparlante che emette a sua volta toni intermittenti con intensità e frequenza variabile per avvisare il conducente della variabilità della distanza e dell’approssimarsi del contatto. Talvolta, tramite l’utilizzo di Led, si attivano anche segnali luminosi.
È possibile installare i sensori di parcheggio sia sul paraurti anteriore che su quello posteriore. Il funzionamento dei due sistemi non differisce di molto, se non per il fatto che il sensore posteriore si attiva quando si innesta la retromarcia, avvisa solitamente il conducente a partire da 1,5 metri di distanza dall’ostacolo. Avvicinandosi, il segnale diventa via via più continuo ed intenso, fino ad un massimo di 40 centimetri circa dall’ostacolo.
Certo, i sensori di parcheggio possono sembrare ancora superflui al giorno d’oggi. Seppure inseriti nelle liste degli optional di vari costruttori da anni, nonché negli equipaggiamenti di serie delle vetture di fascia superiore o negli allestimenti più dotati, può capitare di non possederli al momento dell’acquisto e di pentirsene in seguito. In questo caso, è possibile porre rimedio con varie soluzioni aftermarket decisamente funzionali. Si possono mettere i sensori di parcheggioanche dopo l’acquisto dell’auto se questa ne è sprovvista? La risposta è sì e le offerte presenti online sono numerose ed adatte a tutte le tasche.
Una volta acquistato l’impianto desiderato, non sarà complesso passare al montaggio dei sensori di parcheggio anteriori e posteriori. Innanzitutto, è consigliabile verniciare i sensori in tinta col paraurti, per evitare effetti antiestetici. Poi, utilizzando un metro lineare occorre misurare 50-70 cm da terra per disegnare la linea dei sensori, come riferimento per posizionarli correttamente. In seguito, è necessario forare il paraurti, due volte nella parte centrale e due volte per ogni lato, individuare il cavo collegato alla luce della retromarcia e inserire un cavo nell’occhiello collegato al fanale. Nel cofano posteriore è inoltre importante riservare uno spazio per allocare la centralina, collegando successivamente i cavi dei singoli sensori. Completate le operazioni all’esterno, bisogna installare lo schermo interfaccia dei sensori di parcheggio sul cruscotto. Il cavo del display deve passare sotto la pedaliera e sarà quindi necessario smontare il cruscotto. È infine raccomandabile fare una prova dei sensori per assicurarsi che il sistema funzioni correttamente.
Il costo dei sensori di parcheggio varia a seconda che questo dispositivo venga scelto nella lista degli optional al momento dell’acquisto della vettura oppure successivamente. Nel primo caso i prezzi variano dai 350 euro per la Fiat 500 elettrica, con sensori di parcheggio esclusivamente posteriori, ai 670 euro per quelli della BMW Serie 2 Gran Coupé. Possono aumentare, però se si aumenta la qualità dei sensori: per esempio, sempre per 500 elettrica i sensori parcheggio 360° DRONE VIEWS costano 800 euro. Se, invece, volete spendere decisamente meno, sul mercato dell’aftermarket sono disponibili sensori auto ugualmente efficaci che partono da 80 euro per i soli sensori di parcheggio posteriori, fino ad arrivare ai 110 euro per un dispositivo completo anche dei sensori anteriori.
Sul mercato sono presenti numerose tipologie di sensori di parcheggio, dotati di tecnologia wireless o elettromagnetici. Andiamo ad analizzarle.
Sensori di parcheggio wireless
I sensori di parcheggio wireless, come dice la stessa sigla, funzionano senza fili e non richiedono quindi la foratura dei paraurti della vettura. Basterà posizionare i sensori di parcheggio wireless su un porta targa dedicato in grado di assicurarne l’alimentazione. All’interno, invece, Il display si collega all’accendisigari della vettura e riceve informazioni dai sensori di parcheggio proprio tramite la tecnologia Wi-Fi. Purtroppo, le opinioni su questi sensori di parcheggio wireless non sono del tutto favorevoli. Sono meno precisi dei sensori standard ed in alcuni casi le interferenze sul segnale possono renderli inutili.
Sensori di parcheggio elettromagnetici
Sempre evitando di praticare fori, al posto dei sensori ad ultrasuoni, si può apporre all’interno del paraurti una striscia adesiva con la medesima funzione, ovvero i sensori di parcheggio elettromagnetici. La striscia adesiva, all’inserimento della retromarcia, viene attivata dalla centralina elettronica e genera un campo elettromagnetico. In presenza di ostacoli il campo elettromagnetico avvisa la centralina che attiva il display e il segnale acustico per informare il conducente. Il prezzo, d’altra parte, è superiore rispetto alla soluzione standard.
Lavorando con telecamere posteriori o a 360°, decine di sensori e sistemi come la frenata assistita, l’assistente al parcheggio è in grado di fare molto più che semplicemente avvisare il conducente di un ostacolo che si avvicina. Sulla Mercedes Classe C All Terrain, per esempio, l’Active Parking Assist include sensori di parcheggio e telecamera per la retromarcia assistita. Su un modello come BMW Serie 2 Gran Coupé troviamo poi fra gli optional il Park Distance Control sia anteriore che posteriore, in grado di collaborare con il Parking Assist per gestire le manovre in ingresso ed in uscita al posto del conducente. Il sistema frena automaticamente se si avvicina ad un ostacolo ed è attivabile mediante tasto dedicato nella consolle centrale, da tenere premuto durante tutte le fasi del parcheggio.
Come esempio di versione ancora più avanzata della stessa tecnologia, si può infine citare il Pacchetto Remote Park Assist plus offerto per esempio su Audi A7. Questa versione permette un controllo da remoto, tramite app myAudi, dell’ingresso e dall’uscita da uno spazio di parcheggio. Anche qui, il conducente sarà costretto a monitorare l’operazione mantenendo premuto il pulsante sullo smartphone per tutta la sua durata. Di fatto, con quest’ultimo sistema, potrete scendere dall’automobile prima di parcheggiare o risalirci dopo che la vettura è uscita autonomamente dal parcheggio.